Il mo(n)do dello staging

by - marzo 24, 2015


Tutti abbiamo vissuto il momento in cui il nostro cliente ci ha chiesto di operare “in stile McGyver”  – ossia di dover costruire un carro armato con due matite, oppure di creare un alto impatto con due lire – e quasi tutti a un certo punto abbiamo accettato la sfida.
In questo periodo storico, il settore immobiliare ha necessità di questo tipo di intervento, al fine di recuperare abitazioni e spazi obsoleti, comunque mantenendo alte la professionalità e la qualità. Una sfida in sé, di intrecciare un budget ridotto con delle esigenze elevate e una qualità alta. Lo staging nasce con l’obiettivo di proporre la soluzione a queste difficoltà.
Vorremmo condividere con voi la filosofia della nostra attività e svelarvi alcuni trucchi del nostro mestiere che non costano niente (nervi non calcolati). Con l’aiuto del progetto che segue, a cura di Lisa Petersen di archiSTAGEDHOMES, vi illustreremo alcuni aspetti dello staging, l’arte di preparare la casa per la vendita o l’affitto, anche breve.



Tipicamente oggi sul mercato troviamo situazioni come questa – immobili validi per quanto riguarda la loro ubicazione, la metratura e spesso anche il layout, ma invivibili a causa di impianti datati, della condizione di bagno e cucina e ulteriormente dequalificati dall’arredamento. Tipicamente l’immobile tipo, oggi si accompagna ad un proprietario con un budget ridotto che deve affittare o vendere in tempi brevi.
Iniziamo come in ogni progetto, facendo le foto dello stato di fatto, un’analisi degli spazi, in base a cui poi si decide come procedere. Rilievi, chiacchiere con la proprietaria, una stima iniziale dei costi da affrontare.
In questo caso, un monolocale a Roma, l’analisi iniziale ha rilevato la necessità di ripristinare l’impianto elettrico, di cambiare il pavimento, tutti i sanitari e di apportare delle modifiche semi-strutturali per creare una situazione affittabile, come ad esempio l’aggiunta di un allaccio per la lavatrice nel bagno. Finora niente di strano. Trattandosi di un immobile destinato all’affitto a lungo termine, doveva essere preparato appositamente – e qui entra in gioco lo staging, l’arte di preparare una casa per la vendita, l’affitto o l’affitto breve, che studia gli spazi in dettaglio per renderli adeguati e interessanti per un target specifico. Mentre qualche tempo fa eravamo soliti progettare per un cliente specifico, in questi casi dobbiamo progettare per più clienti, tra cui la maggior parte dei perfetti sconosciuti: il proprietario (o i proprietari), spesso c’è un agente immobiliare in mezzo e  il target – ossia il “pool” di persone ritenute idonee per l’immobile o viceversa. Ci troviamo quindi sempre davanti a un numero indeterminato, un po’ come nel calcolo della probabilità.
Quello che questo mix di possibili clienti determina, però, è il nostro approccio alla progettazione che tiene conto del marketing immobiliare, per poter commercializzare gli spazi in maniera diretta (affitti, vendite),  il tempo che un cliente passa in una casa (affitti brevi/alberghi), o addirittura il prodotto che un cliente compri o consumi in uno spazio (bar/ristoranti/negozi). Un approccio ampiamente applicabile e innanzitutto rilevante per il mercato che abbiamo alle porte.
Perché rilevante? Lo staging nasce come risposta all’attuale difficoltà di commercializzare i beni immobiliari. In veste di architetti e designer, già nel 2008 ci rendemmo conto che il nostro cliente tipo, il privato che ristrutturava, diventava una specie rara e man mano, andando avanti, temevamo che un giorno potesse far parte delle specie estinte.
Capimmo di dover offrire un servizio che fosse rilevante al mercato di oggi e che rispondesse ad un problema che il nostro nuovo cliente tipo – il proprietario che deve vendere o affittare – avrebbe affrontato: come commercializzo il mio bene immobile in un mercato affogato da vendite e affitti?
Cari proprietari – l’unico modo per (con-)vincere l’acquirente oggi è distinguere il proprio immobile, (positivamente!), per renderlo veramente valido al circolo sempre più ristretto di possibili acquirenti. Essendo partiti con le case in vendita, dopo gli affitti ci siamo spinti fino ad arrivare al concetto di trasformare immobili fermi sul mercato, che non venivano venduti, in strutture micro-ricettive, trasformando un peso in una risorsa per i proprietari, che ora possono sfruttare una delle poche aree di vita dell’economia italiana: il turismo. Abbiamo studiato e gestito tutti gli aspetti di una struttura micro-ricettiva in modo da poterli considerare nella progettazione, aggiungendo qualche tocco in più alle nostre realizzazioni. Con l’EXPO e l’anno santo straordinario alle porte, il timing è impeccabile. Ci sarà un notevole calo di prenotazioni post-eventum, che comporterà ancora una volta la necessità di distinguere la propria struttura attraverso un intervento qualificato. Per noi professionisti vuol dire un secondo flusso di lavoro. Questo semplice concetto si è verificato come strategia estremamente valida, che sta riscontrando un interesse importante da parte dei committenti  (ve lo conferma il fatto che siamo felici di condividere la nostra formula di business con tutti i colleghi, perché crediamo che il mercato alle porte sia più che ampio.)



Torniamo al nostro progettino esempio: dopo gli interventi semi-strutturali, in quanto rifacimento parziale del bagno (le mattonelle sono state ripristinate con uno smalto), pavimento, impianto elettrico, cucinotto, erano rimasti €650,00 per mobili e allestimento. Un budget ristretto per arredare completamente una casa che, nonostante di piccole dimensioni, avrebbe dovuto offrire tutte le funzionalità di un’abitazione.
La decisione di arredare in stile minimal era semplice da prendere, in linea con il budget minimal. Tonalità chiare di sfondo, per illuminare lo spazio piccolissimo (23mq totali) – con degli accenti di colori decisi per interrompere la monotonalità. Target? Studenti o giovani professionisti che lavorano in zona Prati.
La proposta di progettazione è stata accettata immediatamente, e senza modifiche, e così è continuato il lavoro.

Cogliamo l’occasione per condividere con voi alcuni aspetti della filosofia dello staging:

  • recupero, riciclo, riuso
  • rilancio
  • reinvenzione
  • sostenibilità

Risparmiare soldi, rifiuti e stress, e invece regalare una seconda vita a quegli oggetti che la meritano, creare allestimenti insoliti, soliti, e innanzitutto studiati nel minimo dettaglio per il massimo impatto.

La qualità sta nelle idee. Sull’aspetto della sostenibilità abbiamo parlato a lungo durante l’Expocasa Torino qualche giorno fa, dove siamo stati parte integrante dell’area toBEeco. La sostenibilità nello staging ci sta molto al cuore e non si limita alla scelta di materiali naturali, locali e al modo di lavorarli. Per sostenibilità intendiamo anche l’esigenza sia del proprietario, sia del professionista, di sostenere il progetto.
Sono varie le formule che ci siamo inventati al fine di creare un sistema lavorativo sostenibile – noleggio mobili per le case in vendita, accordi con istituti di credito che si sono fidati delle nostre statistiche come garanzia, e che permettono ai nostri committenti di dilazionare l’importo dell’intervento. Meglio ancora, a volte, lavorando su case piene di mobili e oggetti, siamo riusciti a coprire l’intero importo dell’intervento attraverso la vendita di quanto trovato all’interno.

Parola d’ordine: work smarter, not harder.

In realtà, l’idea dello staging è così ovvia che può sembrare banale, ma ci ha dato dei risultati molto concreti, con delle statistiche che lo confermano: a confronto con i dati della Banca d’Italia, le case che hanno avuto un intervento di staging vendono nel 77,2% in meno tempo.

Grazie infinite a cafelab studio per averci dato l’opportunità di condividere con voi la nostra storia, e la nostra filosofia di progettazione. archiSTAGEDHOMES (lisa@stagedhomes.it, 348 2160 537, www.archi

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